Vuoi per l’atmosfera, vuoi per la palette di colori scelta dagli artisti di Bethesda, vuoi perché grazie al potentissimo editor si può creare una copia quasi perfetta di Viggo Mortensen, sulle prime sembra di avere a che fare con una versione finalmente interattiva di The Road: romanzo post-apocalittico prima, meraviglioso film emotivamente devastante dopo. Soprattutto sulle prime, quando è sufficiente un branco di Ghoul per rischiare la morte, le risorse scarseggiano e le radiazioni sono un problema non da poco, ci si muove con estrema circospezione, sempre pronti ad una rovinosa e confusa ritirata. Si esplorano lentamente e con un pizzico di tensione i dintorni del Vault 111, sarcofago sotterraneo in cui ha riposato per oltre 200 anni, in un sonno criogenico, il protagonista dell’avventura. Si presta estrema attenzione ad ogni rumore, ad ogni traccia, ad ogni movimento sospetto, quasi rassegnati all’idea di essere sul gradino più basso della catena alimentare. Peggio ancora, soprattu...