L’operazione con la quale il team di sviluppo di keen games ha reinterpretato la saga di Sacred non è piaciuta a molti. La serie era nata come gioco di ruolo, con una enorme mappa che consentiva al giocatore di vagabondare a lungo anche in zone lontane da quelle ove risiedevano gli obiettivi principali; la terza iterazione, la prima ad opera dei ragazzi tedeschi, stravolge completamente la natura del gameplay, spostandosi verso una netta linearità, quella derivata da un impianto di gioco hack and slash.

Operazione discussa, dicevamo, nella misura in cui i fan hanno rigettato la scelta, e si può anche capirli, ma se il punto di partenza deve essere il fatto che il gioco di ruolo è bello a prescindere, l’hack and slash brutto per forza, allora non si può accettare l’assunto. Anche perché, lo diciamo senza timore di essere smentiti, il primo Sacred era davvero un gran bel gioco, ma già il secondo non è che fosse così eccezionale. Purtroppo eccezionale, anzi nemmeno buono...