Non c’è niente di peggio, in campo artistico, della mediocrità, della superficialità, del pressappochismo. Sì, perché se si decide di presentarsi al proprio pubblico come l’ennesimo studio indie che, grazie all’aiuto di Kickstarter, ha tutte le buone intenzioni di offrirci un prodotto dal gusto atipico ed esotico, bisogna anche essere sicuri di avere sufficiente forza, ispirazione e talento per realizzare i propri intenti. Non vogliamo certo mettere in dubbio le buone intenzioni dei ragazzi che compongono Yamin Studio, una decina di giovani e volenterosi sviluppatori spagnoli alla loro prima esperienza nella creazione di un progetto partendo da zero, ma è certo che come biglietto da visita Red Goddess: Inner World ha valore solo se rapportato all’effettiva inesperienza del team.

Difficile individuare un aspetto che riesca a convincere, esattamente come si fatica a definire il gioco un totale disastro. Il problema, in fin dei conti, è proprio questo: non c’è niente che non vada, non c’è...