Mentre Johnny Cage mette al mondo una figlia, lascia intravedere qualche capello bianco nella sua folta chioma e perde un pizzico dell’antico smalto, Mortal Kombat si riconferma immortale, inscalfibile, perfettamente in grado di sopravvivere all’eventuale dipartita dei protagonisti che lo hanno reso grande. Non sarebbe neanche la prima volta a dire il vero: già in Deadly Alliance c’era stata la sorprendente morte di Liu Kang, segno che tutti sono utili, ma nessuno indispensabile. In Mortal Kombat X non c’è (solo) la morte. C’è di peggio. Come l’invecchiamento per esempio: paradossalmente più difficile da accettare proprio quando tocca a personaggi digitali, ontologicamente eterni, che per molti versi ci hanno visto crescere. Senza scadere in improbabili e incoerenti monologhi filosofici, questo episodio lancia diversi spunti di riflessione nel corso della modalità Storia: iniziale centro di gravità per il videogiocatore solitario.

Saltando di continuo, avanti e indietro, lungo una time...