Soffia un vento inarrestabile sul colle che custodisce il piccolo cimitero della città. Lo strapiombo che ne segna i confini si apre su un panorama mozzafiato. Nuvole gigantesche si rincorrono lungo l’orizzonte, vecchie montagne si arrampicano l’una sull’altra nel tentativo di raggiungere il cielo. Una musica delicata, lenta, malinconica rimbomba nella vallata. Tutto è sospeso, immobile, apparentemente eterno, come il sonno degli ospiti del campo santo. Dropsy è già da un po’ che se ne sta immobile davanti alla tomba dell’amica scomparsa nel tragico incendio che ha segnato la fine del circo per cui lavorava. La faccia deformata dal trucco, i vestiti che ne mettono in risalto le disarmoniche proporzioni, gli occhi che tradiscono un’insanabile nostalgia di qualcosa e qualcuno che non c’è più.

L’inseparabile cagnolino, che lo segue soprattutto per assicurarsi che non gli accada nulla di brutto, lo desta dai suoi pensieri. Abbaia per risvegliare il padrone dai ricordi agro-dolci che gli st...