A Fistful of Gun rievoca arditamente, nel titolo, e nel sottotitolo, For a a Few Gun More, le prime due parti della Trilogia del dollaro di Sergio Leone, ma di essa non ha il carisma, il respiro epico, la misura; piuttosto è nella sua sostanza vicino allo spaghetti western più cruento, al Django di Sergio Corbucci, che ammazza con una mitragliatrice nascosta nella bara, o rievoca in ogni suo livello il massacro del finale de Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah, anch’esso operato con una mitragliatrice. A Fistful of Gun è insomma un bagno di sangue, cruento quanto può esserlo se messo in scena con un 2D retrò e stilizzato, intenso quanto permette una struttura di gioco smaccatamente arcade, quindi molto, moltissimo.
Non si perde in chiacchiere lo shooter dall’alto di FarmerGnome, pseudonimo dello sviluppatore indipendente neozelandese Paul Hart. Prova a raccontare, nella modalità storia, una vicenda che sa di western e di mistero, con il solito potente che punta a stendere...
Tredici psicopatici riportati in vita da uno sciamano, una ferrovia che va verso l'inferno, tonnellate di piombo: la recensione di A Fistful of Gun
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