Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands
di Ubisoft Paris
7 marzo 2017
Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands ha un grande difetto: il titolo. L’appassionato della saga, il fan intransigente desideroso di mettere le mani sull’ennesima iterazione della fortunata serie prodotta da Ubisoft, non potrà che storcere il naso, per non dire di peggio, di fronte a qualcosa che si è appropriato di un nome che evidentemente non gli appartiene, non gli è proprio, non gli calza quanto ci si sarebbe aspettati.
Sembra l’introduzione perfetta per la recensione di un gioco deludente, immeritevole del proprio tempo, destinato all’oblio. Tutto il contrario. Sì, perché questo sparatutto in terza persona ambientato in una gigantesca mappa open world, a conti fatti, ha moltissimo da offrire a chiunque deciderà di soprassedere su certe dispute, filosofiche e ontologiche, sull’effettiva appartenenza al brand di questo capitolo che, seppur solo in parte, tradisce le sue origini, innalzando come mai prima d’ora i ritmi d’azione.
Il sacrificio della tattica, sull’altare dell’open world: la recensione di Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands
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