Soffia, su Hyrule, un vento continuo, a volta appena avvertibile brezza, che accarezza gli steli d’erba e i fianchi degli animali selvaggi, a volte, unito alla pioggia torrenziale, tempesta, che squassa il cielo e la terra, crepando la volta celeste e incendiando le praterie. Sempre presente, mai interotto. E’ il respiro del mondo, la testimonianza di uno spirito che su Hyrule non era mai stato così percepibile e che ora invece ha avvolto tutto il mondo nella sua essenza, lo spirito della natura, una meravigliosa e costante presenza che indica quanto The Legend of Zelda: Breath of the Wild non sia un nome scelto a caso, per dare enfasi e pomposità ad un open world. Questo non è un open world, questo è veramente un mondo vivo, come mai si era visto prima, perché non c’è niente nella produzione videoludica attuale che assomigli all’ultimo capitolo della serie di Nintendo, atteso a lungo e, possiamo dirlo, a ragione, come nuovo messìa, per una saga che aveva bisogn...