Sulle prime, si ha la netta sensazione di essere piombati in una sorta di sequel spirituale, quasi un reboot, di Amensia. L’accendino, unico strumento per farsi largo nell’oscurità, è al suo posto, così come la totale incapacità del protagonista di questa drammatica avventura di ricordarsi dove si trovi, cosa debba fare e tanto meno chi sia. Non manca nemmeno il pazzo squilibrato che, in filodiffusione, conferma il sospetto avuto sin dal primo secondo passato con il pad tra le mani: poco a sorpresa, siete prigionieri in una struttura abbandonata da anni, alla mercé di un vecchio professore d’università, desideroso di costringere l’anonimo eroe a partecipare ad un gioco malato e perverso.

In questo espediente narrativo, insomma, c’è un pizzico di Saw, ormai cliché di un certo genere di racconti ed opere, comunque ancora efficace per introdurre e giustificare il confuso errare del malcapitato di turno, in un edificio pieno di pericoli, minacce, eventualmente creature mostruose.

No...