Tette, zinne, minne, pere, airbag, polmoni, respingenti, bombe, zizze, poppe, pocce. E la recensione di Senran Kagura Estival Versus potrebbe già finire qui, perché ancora una volta Tamsoft si erge a supremo baluardo dell’esaltazione delle forme femminili, in particolari quelle anteriori, ma con un’insistenza e un’attenzione e una cura e una morbosità persino superiore a quelle dei capitoli precedenti. Il gioco pubblicato da Marvelous è un ceffone con rincorsa al benpensante, a colui per il quale è videogioco è arte, pronto a rifilare pistolotti noiosi e francamente senza senso sulla sua essenza, su quello che debba essere il gameplay, sul fatto che debba essere per forza d’autore, raffinato, intelligente. Ma chi se ne frega. Intendiamoci, non vogliamo dare a Senran Kagura Estival Versus un valore che non ha, non è l’equivalente videoludico della commedia all’italiana, non ci inchineremo ad esso come Quentin Tarantino di fronte a Lino Banfi. Come per...