Typoman gioca con le parole, ludicamente e concettualmente, assecondando quelle che sono le sue due anime, quella platform e quella emotiva, di stampo classico la prima, indie la seconda, e nel farlo rimane sempre dentro un range di godibilità assicurata, seppure tra qualche alto e basso, seppure non riesca ad esaltarsi in nessuna delle sue componenti, rimanendo spesso indeciso sul da farsi, sul come sbilanciarsi, su quale aspetto privilegiare, a dispetto dell’altro. Per quello che dura, circa quattro ore, può tutto sommato permetterselo, vista l’originalità dell’idea di partenza dei ragazzi di Brainseed Factory.

Occorre subito dirlo, giocare Typoman richiede una certa conoscenza della lingua inglese, niente di particolarmente impegnativo, ma coloro che fossero totalmente a digiuno dell’idioma non ne ricaverebbero soddisfazione alcuna, incapperebbero nel primo puzzle e lì si fermerebbero, perché caratteristica fondante del gameplay di Typoman è prendere le lette...