Non bisogna cedere alla facile tentazione di cercare in Assassin’s Creed qualcosa che non può, non vuole, non deve esserci. Non parliamo di un film che si è posto l’obiettivo di fissare nuovi record al botteghino, né di attrarre chissà quanti nuovi fan. Ubisoft stessa, chiamata in causa durante le fasi di produzione, è stata abbastanza chiara in merito, ribadendo anche in campo cinematografico l’importanza della libertà interpretativa concessa e soprattutto richiesta agli artisti con cui collabora. In campo videoludico lo abbiamo visto spesso, sia con titoli sulla falsariga di Child of Light, che con produzioni più mainstream ma comunque coraggiose come Rayman Origins. Ne abbiamo appunto una controprova con questo lungometraggio che porta a chiare lettere la firma del suo regista: un Justin Kurzel perfettamente calato nel ruolo di chi sa che ci dovrà mettere del proprio per raddrizzare una sceneggiatura che, per forza di cose, non può che essere piena di storture, forzature, paradossi....