Giocare The Last Guardian e goderne appieno può essere, per molti, una battaglia. Si può arrivare al cospetto dell’ultima idea di Fumito Ueda con vari stati dell’animo, si può averla attesa per anni così come si può essere solo molto curiosi, se non essere del tutto indifferenti alla poetica del game designer giapponese. Non è una premessa inutile, perché a seconda di quale categoria il giocatore appartiene è disposto a concedere molto, qualcosa o niente al gioco. Le opere di Ueda sono, da sempre, figlie del compromesso, è difficile che vengano universalmente apprezzate, per varie questioni, siano queste le meccaniche di gioco, la loro implementazione o le problematiche tecniche. La stipula del patto tra gioco e giocatore è quanto poi fa sì che molti le riconoscano come capolavori: non si tratta di voci visionarie, ma di persone che sono riuscite ad andare oltre limiti evidenti, riuscendo a vivere un’esperienza intensa.

L’accettazione di alcuni problemi che vien...