Lo abbiamo imparato a caro prezzo: la realtà virtuale non è gratis. Non ci riferiamo, ovviamente, al salato conto da saldare per portarsi a casa un esemplare di PlayStation VR, nella migliore delle ipotesi, un PC degno di questo nome più Oculus Rift o HTC Vive, nel caso puntiate al top di gamma e siate sprovvisti dell’occorrente. Parliamo di un costo cognitivo, introspettivo, potremmo quasi dire emotivo.

Collegati i cavi del caso, ci si siede eccitati di fronte allo schermo, già consapevoli che non ci servirà a un bel niente. Il tempo di inforcare l’add-on, di mettere a fuoco l’immagine e si insinua immediatamente la sensazione che ogni desiderio espresso da bambini, magari sorto dopo la visione di un avveniristico film sci-fi, pare essersi magicamente realizzato, incantati spettatori dell’attualizzazione di un futuro prossimo, sempre immaginato, finalmente a portata di mano. Viene naturale sgranare gli occhi, mulinare le braccia nel vuoto, nel vano tentativo di afferrare qualcosa che,...