Negli anni eroici della prima PlayStation Sony, nonostante il successo e i milioni di console vendute era ancora considerata una parvenue dei videogiochi. Certo, aveva strappato a Nintendo un dominio che pareva incrollabile, si era accaparrata gioielli della corona, da Final Fantasy a Castlevania, ma, nel sentire comune dei giocatori la multinazionale del walkman rimaneva ancora un barbaro usurpatore, un male necessario da sopportare senza troppe cerimonie.

Sony offriva tecnologie, modernità, un marketing come non s’era mai visto in un settore all’epoca ancora abbastanza ingenuo ma le mancava qualcosa: una personalità ben definita. Nintendo e SEGA offrivano mondi immaginifici dove strambi idraulici potevano salvare le principesse, o ricci velocissimi riuscivano a diventare più famosi di Topolino. Sony no, Sony era una zaibatsu pure un po’ inquietante, grigia e fredda come la sua prima console. Il marchio Playstation aveva bisogno di essere rassicurante, aveva bisogno di un volto, aveva...