Mentre nel mondo reale le ideologie sembrano polarizzarsi verso gli estremi, anche nei paesi occidentali, nei mondi tradizionalmente più schematici inventati da cinema, televisione e videogiochi, queste sembrano diventare sempre più complesse, sempre più messe alla prova. Dan The Man è solo l’ultimo di una serie di titoli a rifiutare la consueta divisione tra ribelli e governo, tra potenti da buttare giù e bravi rivoluzionari dagli scintillanti ideali. Se già Hunger Games ha portato al pubblico più ampio possibile la fine di qualsiasi facile contrapposizione anche in un blockbuster (i ribelli si rivelano pessimi tanto quanto i dittatori, animati dai medesimi sentimenti pronti a diventare come loro una volta rovesciato il sistema e la protagonista desidera solo non aderire a nessuna fazione), ora questo gioco in stile 16bit, con la sua grafica retro e i suoi pupazzetti, pianta la propria bandierina là dove non si pensava possibile.

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