C’era la grafica pazzesca, un arsenale stuzzicante, nemici di ogni stazza, mezzi dotati di cannoni e lanciamissili, una colonna sonora che sarebbe passata alla storia e un senso di libertà che, seppur in buona parte fittizio, coinvolgeva l’utente in un’avventura dai toni epici, seriosi, maturi. C’era naturalmente Master Chief, protagonista volutamente senza volto, ma non per questo privo di carattere. Non si potevano scorgere i suoi occhi, né le smorfie per la fatica di abbattere a mani nude i pericolosissimi Elite, ma più di ogni altra cosa c’era la sua voce, sempre calma e pacata, a rassicurarci, a sussurrarci che nonostante la nostra specie fosse a un passo dall’estinzione, lui, incapace di fallire, avrebbe trovato il modo di risolvere tutto, di condurre l’umanità intera ad una vittoria insperata.

Halo, FPS senza mezzi termini rivoluzionario, in quel novembre del 2001, mostrò con un lampo accecante il futuro del genere e dei videogiochi in generale. Ancor prima di