Nintendo Switch, che bel nome, Nintendo Switch, già potrei amarti. No, non ti amo già, è diverso, perché ti voglio ma, almeno per ora, non nutro sentimenti nei tuoi confronti, se non, appunto, il desiderio, anche perché sei pure bellino, in mille modi diversi t’avrebbero potuto fare brutto assai, e invece sei un oggettino niente male. Il che non è poco per una roba con la quale si gioca a casa, ma che a un certo punto puoi portarti via perché ci attacchi due minicontroller separabili: bizzarro già da pensare, figuriamoci da realizzare decentemente. Ma sul fatto che venissi fuori bellino, onestamente, non avevo dubitato, perché per certe cose Nintendo è Nintendo, e basta. Mi hai accattivato, mi hai catturato, quello sì. Vorrei averti nelle mani prima di ieri.

Questo mio sentimento nei tuoi confronti non è solo il mio personale delirio, che poi chiamalo personale, perché già impazzi sui social. E’ la dimostrazione, la prova provata, su me e tantissimi altri, che stavolta Nintendo ha azzeccato alla grandissima la prima mossa, una roba facile facile, ma che con Wii U aveva cannato in maniera clamorosa, ovvero spiegare bene la tua natura. Ho visto il trailer, ho visto come funzioni, ho visto i giochi, mi è tutto chiaro. Dubbi zero, uno a zero per la compagnia di Kyoto, che qualche anno fa non era stata nemmeno capace di far capire cosa fosse veramente Wii U, se una nuova console o solo un tablet da aggiungere a Wii.

Nintendo Switch logo

Un logo in peno stile Nintendo

Due a zero subito dopo, già barcollo per il micidiale uno-due. Nintendo mi ha fatto capire perché ti voglio. Che è una cosa molto più difficile rispetto a mostrare e basta, significa entrarti dentro e titillarti un po’, tra il risveglio del nerdismo e l’ammiccamento sensuale. Ti voglio perché hai un concept, almeno sulla carta, vincente, perché sei una cosina unica, particolare, stuzzicante, non un bandone inguardabile da mettere sotto la tv. Voglio già esporti, mio videoludico trofeo, intrigante amante dal gusto un po’ retrò e un po’ moderno. Sei fregno, punto, e lo sarai ancora di più quando mi farai giocare quello che voglio dove voglio, cosa che in realtà già faccio, ovviamente con titoli diversi, ma che mi sembra radicalmente diversa con te di mezzo. Dirà lo scettico: “eh ma le console portatili? Eh ma il Remote Play?”. “Sono un’altra cosa, stolto!”. O forse no, forse ha ragione lui, forse sei un inganno. Forse mi nascondi qualcosa. Potrebbe essere pure, ma per un po’ non lo voglio nemmeno sapere.

Nintendo mi ha fatto capire perché ti voglio. Che è una cosa molto più difficile rispetto a mostrare e basta, significa entrarti dentro e titillarti un po’”

Che mi frega a me di sapere, tipo domani, quanto durerà la tua batteria? Da dove vengono i titoli per Wii U mostrati nel trailer, se si tratta di versioni apposite (hint: Re Boo in Mario Kart 8 non c’era, nel video sì) o di frutti di una retrocompatibilità nella quale per ora non mi va di sperare fortissimamente? Se davvero tutti i publisher e team di sviluppo presenti nell’infografica diffusa da Nintendo siano effettivamente al lavoro su qualcosa o abbiano solo promesso un non meglio precisato supporto? Ovvio che tutte queste cose me le chiedo, ma non sono pressanti, lo diventeranno più in là, voglio godermi per un po’ un caspita di sentimento più o meno fanciullesco, scoperta e desiderio, senza mettere in mezzo noiosi rompimenti di palle. Facciamo che ci rivediamo, ok? Però con una certa costanza, non facciamo che il prossimo appuntamento lo rimedio nel 2017. Ah una cosa: le tue prestazioni. Non mi interessano, sono un signore.

Nintendo Switch infografica partners

Solo nomi. Ma che bei nomi

Avviamoci quindi, mio Nintendo Switch, verso un ipotetico futuro insieme, senza, per ora, porci inutili patemi. Rifuggiamo l’ansia da prestazione, le domande ingombranti e fastidiose, gustiamoci i primi scampoli della nostra storia di divertimento, che magari funzionerà, magari no, ma che sembra partire da ottime basi. Una, su tutte, quella di sembrare una console in un’epoca nella quale le console non lo sembrano più. E forse a me, proprio per questo, vai già benissimo.