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Al centro delle misteriose vicende che coinvolgono i personaggi portati sullo schermo da grandi attori come Anthony Hopkins, Ed Harris, Evan Rachel Wood, Thandie Newton, James Marsden, c’è un parco giochi molto speciale. Un farwest fittizio, popolato non da attori, ma da persone fittizie, realizzate artificialmente. Starete intuendo il parallelismo col mondo dei videogiochi, ed in effetti Westworld non è dissimile da un qualunque mondo virtuale visto in giochi come Skyrim o GTA V, dove il giocatore si ritrova immerso in una realtà alternativa, governata dalle proprie regole. Qui lui è ospite e può fare praticamente quello che vuole, il gioco reagirà di conseguenza.
Intervistati dai colleghi di Vulture.com, i creatori della serie Jonathan Nolan e Lisa Joy, ammettono che il mondo dei videogiochi è stato una fonte a cui hanno attinto con decisione. Quando Michael Chricton creò l’originale Westworld, esisteva grosso modo solo Pong, non poteva immaginare dove il progresso tecnologico avrebbe portato il mondo videoludico. Ma Nolan e Joy si sono gettati a capofitto nei titoli più coinvolgenti degli ultimi anni. La sceneggiatrice racconta che il marito era così felice mentre esclamava “Tesoro, è per una ricerca. Devi giocare Red Dead Redemption!”.
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Nolan di contro si lamenta dello stile della moglie, che gioca a GTA rispettando i limiti stradali e la segnaletica. “La città è splendida, se rallenti e ti prendi il tuo tempo”, ribatte però Lisa Joy, “Un sacco di lavoro è stato fatto perché sia così dettagliata e meravigliosa!”.
Ma forse il titolo che più ha colpito Jonathan Nolan è stato Bioshock Infinite, il capolavoro del 2013 di Kevin Levine. Nonostante non sia un open-world, il titolo tratteggia un mondo fittizio pieno di particolari e soprattutto di personaggi con i quali interagire. Un lavoro incredibile di costruzione dell’ambiente e di design, che è facile molti giocatori si siano però persi!
Nolan infatti racconta: “Sono sempre stato un grande fan della serie Bioshock, credo sia una delle opere di intrattenimento più riflessive e letterate che abbia mai visto negli ultimi dieci anni.” E aggiunge: “Mi trovavo assieme a Kevin Levine, il designer di questi titoli, parlando dei personaggi non giocanti, in particolare Elizabeth di Bioshock Infinite. In una scena, mi pare di aver semplicemente corso e sparato a tutti, passando alla sezione successiva. Lui mi parlava di quanto lavoro fosse stato svolto per realizzare le conversazioni con i vari personaggi non giocanti, per dar loro sogni ed aspirazioni. E io ho pensato, non è tragico? Non è triste? Ed i giocatori semplicemente ignorano tutto questo, che bastardi”.
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