Spara spara spara spara spara muori. Spara spara spara muori. Spara muori. Muori. Rintracci ora, il giocatore, in questa descrizione dell’azione il genere di appartenenza del videogioco del quale si parla. Run and gun, suggerisce da lontano lo studente più vecchio, quello che di roba attuale gioca poco e ne capisce ancora meno. Sì, ma quale run and gun? La frequenza della morte e la sua ineluttabilità richiama meccaniche arcade mangiasoldi. E allora il run and gun arcade per eccellenza è Metal Slug, sei episodi diversi ma in fondo tutti uguali, e facciamo finta che il settimo per Nintendo DS non esista, perché, seriamente, quanto senso ha Metal Slug fuori dalla sala giochi? Quanto appeal hanno le sue riproposizioni casalinghe? Poco, è un feeling totalmente diverso, ma hanno un grosso pregio, non spillano soldi di continuo. Fatta una volta la spesa bene così, sicuramente meno di quanto si spenderebbe di fronte a un cabinato. Ammesso di trovarne ancora.

Metal Slug non è un gioco cattivo, dal tasso di sfida elevato ma affrontabile con tanta pratica. I titoli della serie Contra, tanto per rimanere nel genere, sono cattivi. Gunstar Heroes è cattivo. Metal Slug è una produzione videoludica che semplicemente viveva della sua cupidigia, uno Smaug fatto videogioco che accumulava tesori su tesori, accatastando 500 lire su 500 lire. Avete mai visto un addetto tirare fuori monete o gettoni da un cabinato di Metal Slug? Lo scrivente mai. Qualcosa vorrà pur dire. Avreste visto la macchina ucciderlo con qualche sorta di sparo, uno dei tanti prodotti dai similnazisti, dagli UFO, dalle mummie o da qualunque nemico gli sgangherati eroi della serie affrontavano. Morendo molteplici volte, ma perdendo la vita solo in apparenza. Loro rinascevano, la 500 lire affondata nel cabinato no, quella era definitivamente andata.

Metal Slug screenshot

Metal Slug – screenshot

Dei primi livelli sempre gestibili erano le dolci parole tramite le quali gli episodi della serie convincevano il giocatore a compiere il proprio sacrificio monetario, che “tanto vabbè son solo 500 lire”. Che, moltiplicate per un numero tendente all’infinito, davano appunto una somma tendente all’infinito. E non c’era bravura che tenesse. Metal Slug è scorretto, punto. Già al secondo livello le cose cambiavano, lo sparo nemico iniziava ad occupare troppo schermo, figuriamoci poi negli scontri con i colossali boss marchio di fabbrica della serie. Ciao soldi ciao. Eppure si continuava a dargli da mangiare, a quel cazzo di cabinato. Perché Metal Slug è fighissimo, con le sue tipologie di sparo, la sua estetica strampalata e accattivante, le sue geniali composizioni dei livelli e dei boss, quel 2D ricco di dettagli. Un’ode all’originalità evidentissima nei primi tre episodi, quelli made in SNK, perdutasi parzialmente coi successivi.

Metal Slug screenshot

Metal Slug – screenshot

Quanto dello strepitoso richiamo di Metal Slug e del suo successo sia stato dovuto alla sua onnipresenza in sala giochi e quanto al divertimento realmente in esso insito in realtà è difficile dirlo. La qualità del primo episodio è innegabile, così come quella di almeno il secondo ed il terzo episodio, ma la loro avidità, la necessità di infilare monete tante volte quante si premeva il tasto dello sparo segnava la distruzione del ritmo e del godimento. Eppure si continuava a farlo. Beata gioventù. Idiota.