A settembre 2015 l’artista cinese Ai Weiwei, considerato un dissidente dal governo cinese, aveva reso pubblicao il diniego da parte di LEGO nel vendergli un grosso quantitativo di mattoncini, per un’opera che intendeva realizzare. La compagnia danese giustificò tale scelta con una delle sue linee, quella di non appoggiare opere politiche, ma ciò le costò molte critiche (nonché uno scivolone nella classifica dei brand più importanti al mondo).

Mesi dopo LEGO è tornata sull’argomento, e per bocca del suo vicepresidente, Kjeld Kirk Kristiansen, ha ammesso l’errore. Secondo Kristiansen il problema è stato originato dalle dinamiche interne alla compagnia, in sostanza la richiesta di Ai Weiwei non è arrivata molto in alto e chi l’ha presa in carico non ha fatto altro che applicare le politiche aziendali. Dopo l’incidente LEGO ha comunque cambiato le regole, non richiedendo più lo scopo dei grossi ordini, ma chiedendo solo di sottolineare l’estraneità dell’azienda ad alcuna idea politica.

Ai Weiwei, che riuscì comunque a completare la sua opera grazie a donazioni di privati, si è detto soddisfatto del cambiamento di rotta di LEGO, comunque arrivato troppo tardi secondo lui.

 

Fonte: Mashable

Foto: ArtHiveOnline