C’erano orde di odiatissime scimmie, teste di zombie che saltavano come tappi di champagne, un arsenale di tutto rispetto, decine di missioni da completare non prima di aver esaurito l’intero campionario di imprecazioni in proprio possesso, un multiplayer (rigorosamente in locale) che definire assuefacente sarebbe un eufemismo. C’era tutto questo, è vero, ma non era finita qui. Il single player, di quell’indimenticabile capolavoro che risponde al nome di TimeSplitters 2, abbondava di momenti memorabili e non solo grazie alla comicità e ilarità scaturita da certi passaggi della sceneggiatura.

Per esempio, la missione in Siberia, quella che avviava l’avventura, era in più di un senso un doveroso e sentitissimo omaggio a quel GoldenEye 007 che in molti, in Free Radical, avevano contribuito a sviluppare ai bei tempi andati della Rare ancora in grado di stupire e ammaliare il suo pubblico. Anche farsi strada nella fredda cattedrale di Notre Dame, a suon di potenti colpi di doppietta, del re...