Smontati gli stand, spente le luci, rivestite le ragazze immagine, è tempo di fare qualche bilancio. L’E3 ha definitivamente chiuso i battenti e mentre buona parte dei giornalisti di tutto il mondo combatte con il jet lag, vale la pena prendersi un istante per valutare e analizzare lo spettacolo appena fruito. Se da una parte è evidente che la fiera losangelina, come altre manifestazioni simili, stia gradualmente perdendo la sua centralità in favore di eventi più contenuti ed esclusivi, dall’altra è innegabile che l’edizione di quest’anno sia stata ricca di spunti di riflessione sul futuro dell’industria videoludica. Non solo: per certi versi, abbiamo assistito a un ribaltamento totale della filosofia di fondo che ha (quasi sempre) alimentato la kermesse.  Siamo passati dall’esposizione delle line-up, all’illustrazione di veri e propri trattati di politica, dai videogiochi come principale catalizzatore per attrarre audience, alla tirannia delle strategie di marketing che governeranno i...