Lupi, reliquie, centri città in grado di scagliare automaticamente frecce sugli assalitori. Tutto era al suo posto, facilmente identificabile e sostanzialmente simile rispetto al passato, eppure lo straniamento iniziale era prorompente, disorientante, emozionante. In sottofondo ancora tracce MIDI, con il tipico (e ormai perduto) suono solo vagamente realistico, ad accompagnare i primi passi, le impacciate raccolte di risorse con cui avviare la costruzione di nuovi edifici dalle inesplorate potenzialità. La potente innovazione del gameplay era evidente non solo dallo scintillante aspetto grafico: le prime sconfitte subite e i timidi consigli del tutorial erano lì a suggerirci che qualcosa era inevitabilmente cambiato.

Age of Empires II fu molto più che un semplice “more of the same” che sfruttava la maggior potenza delle schede grafiche per introdurci a un mondo di gioco quanto mai dettagliato e sconfinato. Era un fedele e coerente adattamento delle meccaniche del brand a un tempo stori...