“Vorrei viaggiare all’infinito”, diceva la biondona seduta al fianco del guidatore del bolide controllato dal giocatore in quello che è l’ultimo titolo uscito della serie Out Run, ovvero quel capolavoro che risponde al nome di Out Run 2006: Coast to Coast. Vent’anni dopo l’originale, anno 1986, e quasi altri dieci ne sono passati, un vuoto che SEGA prima o poi dovrà riempire, ce lo auguriamo, e che intanto riempiamo noi, magari assaporando la versione più moderna della visione di Yu Suzuki, magari tornando alle origini, prendendo in mano Nintendo 3DS e dando sfogo alla nostra voglia di libertà con 3D Out Run.

Out Run non è un gioco, è uno stato dell’anima. Si parte sgommando e si viene catturati da una magia meravigliosa, quella che obnubila la mente, disattiva la percezione di un esterno ed infila nella testolina sensazioni straordinarie, che poco importa se sono veicolate da pixel o da poligoni, da colonne sonore composte da bit o da note più raffinate, ...