In un mondo fantastico, pieno di creature bizzarre, grotte, foreste, castelli e panini (o onigiri) da mangiare al volo, i duelli tra gentiluomini non prevedono l’uso di armi, né contemplano volgari baruffe a suon di sganassoni e calci proibiti. Per quanto l’offesa possa essere diffamante, il regolamento di conti, nel Miracle World, è consentito solo attraverso la secolare e nobile arte della morra cinese. Sasso, forbice, carta: chi perde ha il dovere morale di decedere senza troppe lungaggini.

L’avventura più famosa della sfortunata mascotte di SEGA, il dimenticato e pensionato Alex Kidd, non lesinava certo sul livello di assurdità che permeava ogni ambientazione dell’avventura. Del resto erano altri tempi: nel 1986, anno di pubblicazione del gioco in terra natia, bisognava arrangiarsi con quello che si aveva per stuzzicare la fantasia dell’utenza. Sebbene il Master System, con i suoi soli 8 bit, fosse una macchina assolutamente all’avanguardia, ben più performante del NES